Christian Gatti
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due di due

Due di due non è un libro di De Carlo, ma una riflessione sull’unione di due entità artistiche o professionali che da un risultato maggiore della somma matematica delle stesse

No, non è di un libro di Andrea De Carlo che intendo parlare, ma siamo comunque in tema di espressioni artistiche. Mogol e Battisti, Pat Metheny e Lyle Mays sono due esempi lampanti di quanto l’unione di due entità dia un risultato maggiore della somma matematica delle stesse.

Lucio Battisti, scontato sottolinearlo, è stato uno dei più grandi artisti della seconda metà del secolo scorso; ha esordito alla fine degli anni sessanta e il suo successo, fin dal primo brano, è dovuto anche al fatto che alle musiche che lui componeva Mogol contribuiva con i suoi testi. Due talenti davvero rari: Battisti con musiche che ancora oggi suonano attuali, incisive, nettamente avanti (molte di esse) rispetto al tempo storico in cui venivano composte; Mogol con testi ispirati a storie semplici di vita vissuta, che ai riferimenti aulici preferisce una ricercata spontaneità (“Per fuggire via da te, Brianza velenosa”).

Mogol, sicuramente capace di un lirismo più poetico (lo ha dimostrato, per esempio, con “Impressioni di Settembre”), ha trovato la giusta misura con Lucio Battisti; ha cioè identificato e occupato quel perimetro all’interno del quale muoversi per comporre i testi più adatti a circoscrivere le melodie, senza istinto di elevazione o nobilitazione, anzi, per certi versi, mantenendole popolari. In altre parole, Mogol è riuscito a valorizzare ma non prevaricare quella esuberanza musicale che Lucio Battisti aveva indiscutibilmente dimostrato.

Il talento, dunque, va ricercato nella somma delle parti: non si deve a Mogol la fama di Lucio Battisti per quanto Lucio Battisti, senza Mogol, non avrebbe avuto la stessa fama. A supporto di ciò, l’album “Don Giovanni”, da molti ritenuto il vero capolavoro di Battisti, che vede Pasquale Panella a dare voce alle musiche di Lucio Battisti. Quest’album è significativo anche in relazione al fatto che, a mio avviso, si osserva un’inversione ruoli: stavolta è la musica e rimanere nel perimetro dei testi visionari e futuristici di Panella, ma anche cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.